Il mercato azionario di New York ha chiuso oggi in forte rialzo, sostenuto dagli indicatori che mostrano un rallentamento dell’economia e dell’inflazione, ma anche un mercato del lavoro resistente.
I risultati definitivi della seduta indicano un aumento dei principali indici della borsa di New York: l’elitario Dow Jones Industrial Average (2,13%), il tecnologico Nasdaq (2,56%) e l’ampio S&P500 (2,28%).
La sessione è stata guidata ancor prima dell’apertura quando il Dipartimento del Lavoro ha pubblicato il rapporto mensile che rivela che l’economia statunitense ha creato 223.000 posti di lavoro a dicembre. Sebbene sia inferiore a quello creato a novembre (256.000), l’importo ha superato le aspettative degli analisti, che puntavano a 200.000 unità.
Questo superamento delle aspettative potrebbe spaventare gli investitori e alimentare i timori che la Federal Reserve (Fed) continui, e forse addirittura inasprisca, la politica monetaria per combattere l’inflazione.
Ma a frenare Wall Street è stato soprattutto l’indebolimento dell’aumento del salario orario medio, salito dello 0,3% mensile, in calo rispetto allo 0,4% di novembre. Si tratta di una delle informazioni più seguite dalla Fed, insieme all’andamento dei prezzi, per valutare l’efficacia della sua lotta all’inflazione.
“È stata una vittoria per la Fed, con l’aumento dei salari che si calma mentre il mercato del lavoro rimane stabile”, ha sottolineato Peter Essele di Commonwealth Financial Network.
Lo slancio avviato dal rapporto sull’occupazione è stato poi sostenuto da un altro indicatore, l’indice ISM, che ha mostrato una contrazione dell’attività nei servizi a dicembre, la prima dal maggio 2020.
“Rimaniamo in un contesto in cui le cattive notizie (economiche) vengono accolte con favore”, considera Nick Reece di Merk Investments, in quanto i segnali di rallentamento dell’economia statunitense potrebbero indurre la Fed ad allentare la propria politica monetaria.
Per questo analista, il mercato azionario di New York è stato più sensibile all’ISM che al rapporto sull’occupazione, “perché è stato ben al di sotto delle aspettative e inferiore a 50” (49,6), che indica una contrazione dell’attività.
“Questo ha spinto al ribasso i rendimenti obbligazionari e ha rallegrato il mercato azionario”, ha aggiunto.
Il rendimento del debito pubblico federale a 10 anni è così sceso dal 3,71% al 3,56%.
Il rendimento del titolo a due anni, più sensibile alle anticipazioni di politica monetaria, è sceso di 20 punti base, cosa rara sul mercato obbligazionario, al 4,25%.
“Dopo il rapporto sui posti di lavoro, lo scenario di un atterraggio morbido (dell’economia) sembra più credibile rispetto a un anno fa”, stima Nick Reece, anche se alcuni dati del rapporto, come l’indice ISM, invitano alla cautela.